Lecce è anche la città del fascino e del mistero. Tra i suoi vicoli nascosti e meno conosciuti e lungo le arterie più note del borgo antico, si respira ancora il sapore antico della leggenda e di simboli magici. Tradizioni locali, credenze popolari, storie di personaggi e vicende famigliari, decori allegorici ed oggetti legati a miti o messaggi da tramandare con la pietra ed i racconti locali.
Diversi PALAZZI custodiscono episodi di omicidi efferati, suicidi per amori impossibili, e fantasmi notturni. Di una struggente storia d'amore ci parla un palazzotto in Via F. D'Aragona; in uno spigolo del prospetto si vede il volto minuto di una fanciulla. Si narra che lì viveva un giovane innamoratissimo di una "damina" che abitava nella sontuosa dimora dirimpettaia, la quale ricambiava con lo stesso e forte sentimento. Un amore idilliaco, fatto di intese di sguardi che i due si scambiavano dalle finestre. Era però una storia senza lieto fine, perchè contrastato dalla famiglia. La ragazza disperata si suicidò, e secondo la leggenda il giovane fece scolpire la testa della sua amata per incastonarla nello spigolo della sua casa.
Ancora, una leggenda cruenta è legata alla bellissima Torre del Parco di Lecce, che custodisce una storia lussuriosa e brutale. Sarà vero che in questa storica residenza, Giovanna II, la quale fu Regina di Napoli, chiamata la donna carnefice "dai cento amanti", dopo aver amato carnalmente i suoi soldati li faceva gettare nei pozzi della Torre?
Nel Seicento, epoca straordinaria per il Barocco leccese, le cronache raccolgono un evento orribile, accaduto in uno dei palazzi più antichi di Lecce, e che riguarda due notissimi ed illustri personaggi. Il 26 luglio 1636, nelle stanze dell'attuale Palazzo Tamborino, fu uccisa dal consorte la nobildonna Beatrice Moccia, signora di Colle d'Anchise, che sposò il principe Somma. La sorprese mentre stava scrivendo un bigliettino d'amore e pensò di essere vittima di un tradimento. Ma Beatrice, dal cuore gentile, scriveva per conto di Laura Troilo, analfabeta, che desiderava esprimere il suo bene ad Andrea, suo diletto amato!
Molte CHIESE, luoghi di culto, ed ex conventi sono protagoniste, anch'esse, di racconti incredibili e stranezze misteriose. Una delle architetture religiose più eloquenti e sontuose di Lecce viene chiamata dagli abitanti come Chiesa di San Giovanni d'Aymo... un santo che non esiste. Chi è? Il "titolo" si riferisce ad una precedente architettura del Trecento, fondata da un ricchissimo leccese. Su questo sito e su Giovanni d'Aymo nascono tante storie particolari, bizzarre ed esoteriche, che parlano di furti, omicidi e prestiti di denari.
Un'altra curiosità riguarda l'arrivo e la permanenza di San Francesco a Lecce: secondo la tradizione Il Santo d'Assisi d'Assisi giunse in città e come ricordo di se lasciò una ciabatta e piantò nell'orticello di un antichissimo luogo di culto un albero d'arancio. Esiste in città un'incantevole oratorio affrescato, dove vi era la stanzetta in cui il Santo trascorse le sue ore in preghiera, ed un'antica dimora in cui si fermò e ricevette da un angelo un pane a forma di ciambella.
Ad una favola omicida è legata la Chiesa di San Matteo, che presenta un prospetto incompiuto, come le due colonne, di cui una non è senza ornamenti e l’altra presenta il decoro a forma di spirale sono per metà. Come mai? Si tramanda che fu il diavolo, invidioso della meravigliosa opera dedicata a Dio, che fece morire il talentuoso architetto e scultore! Ma è proprio così? Oppure furono altri artisti, timorosi della concorrenza, che mandarono un sicario per uccidere il maestro?
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(testi a cura di Daniela Bacca @tutti i diritti riservati)